
Borgio Verezzi (SV)
DOC
Via Vittorio Veneto 1
019 611 477
www.ristorantedoc.it
L’AMBIENTE: Parcheggiate nel raggio di 100 metri e, dopo una decina di scalini siete già in un altro mondo: la bella villa liberty con la sua meraviglia di giardino/agrumeto, uno spazio felice con lampioni, fiori a cascata, rampicanti. Tono intimo e un po’“galeotto” nei gazebi dai tendaggi crème, perfetti per chi ama cenare sussurrando. All’interno della villa i pavimenti alla veneziana, due sale e una saletta che paiono locali di casa e, sotto ai due portici, due tavoli comodi da quattro. Il tutto arredato con pezzi d’antiquariato che hanno davvero qualcosa da dire, senza carabattole di dubbio gusto; c’è un pianoforte, c’è persino uno scrigno humidor per sigari consono ad uno stile e confort ormai fuori del tempo. I tavoli sono ben distanziati, le sedute comode, le mise en place con tovagliato scuro, stoviglie tonde e capaci, posateria argentata ed una lampada ad ogni tavolo. Tutti dettagli che fanno la differenza.
IL CIBO: patron/chef Paolo Alberelli non si arroviglia in novità furbette per stupirvi; nessun effetto speciale “ad capocchiam”, niente sifoni, zero oggetti misteriosi. Spesso Paolo stesso emerge dalla cucina, ma non per venire a fare il bello in sala, ma solo per raccontarvi il piatto telegraficamente, rispondervi e sparire di nuovo ai fornelli. Ma vediamo quel che vi aspetta: le focacce, in piccoli pezzi, tiepide e soffici da perdere la testa da sbocconcellare mentre consultate la carta.
Tre ANTIPASTI (€ 20) tra cui spiccano i calamari spadellati con bucce di limone e le acciughe in pan di mais con uvetta e noci, segnalano già un’attenzione al contrasto tra sapidità marina e dolcezza mediterranea. Cinque PRIMI PIATTI (€ 25) nei quali la mano dello chef si fa ancor più riconoscibile: i cappellotti di borragini, un omaggio alla tradizione contadina ligure, resi intriganti dalla presenza (quasi evocata) della salsa Machetto; mentre i croxetti di pasta matta con orata e maggiorana raccontano la Liguria di levante con rispetto e originalità, senza strafare. Tre SECONDI (€ 30) che rimangono ancorati alla semplicità del prodotto: l’ombrina alla ligure gioca la carta della classicità ben fatta, così come il branzino alla piastra Infine, i sei DOLCI (€ 10): fuori il tortino al cioccolato (storico, ripetuto dal 1984) e dentro nuove suggestioni, come l’Ice Mojito, che trasporta il commensale in un’estate caraibica tra freschezza, aromaticità e ritmo ragtime..
VINI: Qui la Dominus è Cinzia, della prestigiosa associazione “Donne del Vino”, vera regista di abbinamenti e memorie enologiche personali (ricorda ciò che vi piaceva anche anni prima).
La carta non è cdrto lunga, ma bastevole, calibrata su prezzi contenuti e, in linea coi tempi correnti, evita onerose tentazioni diaboliche.
Il SERVIZIO è ben fatto, ritmato con professionalità. Nessuna lungaggine e nessuna fretta. Il tempo scorre con quella calma naturale che permette al pasto di diventare un piacere completo. E quando si arriva alla fine, c’è spazio per allungare la felicità: un Rhum Agricole o un distillato come si deve e si esce sorridenti, leggeri e pieni di gratitudine.
CONCLUDENDO: con una carta che alterna memoria e innovazione, senza sbavature, con prezzi ben calibrati rispetto all’offerta e una proposta coerente con una visione contemporanea della cucina regionale, qui non si viene certo per stupirsi delle novità: si viene “soltanto” per stare sempre bene, vivendo un piccolo rito, in unristorante che può essere definito un esempio che resiste e insiste, con dignità e poesia, nel darci da mangiare come si deve, senza scorciatoie, senza mascherine da scena, e con tanto, tantissimo cuore.