Rassegna Stampa e Web, dritte transfrontaliere e Zibaldone vario per Bucche Sernue

A Santo Stefano al Mare (IM) il ristorante LA CUCINA

Santo Stefano al Mare – LA CUCINA- Piazza Cavour 7 (sotto al campanile) – Tel. 0184 485 040

Un posticino che non “fa rumore”, ma lascia il segno: Una quindicina di tavoli tra sala e veranda, più altrettanti sotto le fresche frasche della piazzetta addossata a nord alla chiesa, dove una brezza c’è sempre. Ha atmosfera da trattoria signorile, con accoglienza calda, dettagli curati e ogni cosa al suo posto: tovaglie belle, pacchetti di grissini sottili, pane a fette (tagliate al momento) ed ai tavoli una piccola boule con fiammella: particolari  che indicano cura e riguardo. Altro che le tovaglie usa e getta o, peggio, l’assenza di tovaglie.

In cucina Claudio delle Monache, cuoco/patron, ha mano sicura e idee chiare: prodotti locali, pescato fresco e piatti sinceri, senza trucchi né svolazzi; qui non  troverete mode e schiumette decorative: si cucina come si deve, con il mare nel cuore e il territorio nel polso. Gli ANTIPASTI aprono il sipario con qualche classico intramontabile – insalatina di gamberi e muscoli in guazzetto, che magari non faranno gridare al miracolo, ma sanno ancora il fatto loro. Meglio ancora l’Assaggio Quattro Stagioni… di Mare: ricco, ben fatto, perfetto per chi ama assaggiare le diverse loro preparazioni. PRIMI PIATTI: è con le paste fresche che il locale sfodera i piatti terragni; le Picagge Matte, larghe pappardelle di farina di castagne raccontano la Liguria di Levante con pesto, fagiolini e patate. Oppure le Farfalle di borragine, pizzicate a mano (una a una!), volano leggere per atterrare su un letto di frutti di mare niente male.Nei SECONDI il pesce si prende il suo spazio con onestà e discrezione: il pescato del giorno, alla ligure, al sale o alla piastra, è trattato con rispetto e senza troppi svolazzi. Ma la vera mossa vincente, quando sono disponibili, sono gamberi e scampi locali: buoni, freschi, senza bisogno di presentazioni: basta il profumo. Per chi ama la carne, c’è qualche proposta più classica: filetto di manzo in varie vesti, semplice e ben cotto, con contorni separati che  adempiono alla loro funzione. E’ nei DOLCI il gran finale! La Spungata, dolce del Levante Ligure d’altri tempi, che ricorda le Feste, assolutamente da non tralasciare. I sorbetti sono lì a fare il loro dovere: pulire la bocca e lasciare spazio a un sorriso all’arrivo del conto, che il sorriso lo allarga .

La CARTA DEI VINI? Essenziale, ma pensata bene: una sessantina di etichette, una decina di bollicine (sì, anche Champagne) ed anche qualche bottiglia ligure onesta e godibile.

Patron Giampaolo Vinai, il dominus “cuore” della sala è attento, sorridente, gioviale e mai invadente. Qui non c’è servizio rigido né pose da ristorante modaiolo. È una tavola franca, dove si mangia bene e si sta meglio. In un mare di locali tutti uguali, tra cozzerie, hamburgerie e altre derive culinarie alla moda, questo è un porto sicuro e merita il… pilota automatico. Perché, in sintesi, è una proprietà che non gossippa da diva, ma conosce il copione: mare protagonista, pasta da applauso, dolci che sanno di casa. Non si esce con la bocca spalancata dalla meraviglia, ma sicuramente soddisfatti e con il proposito di tornare, eleggendolo come il ristorante “di base” sicuro, alternativa frequente per quando si desidera uscire di casa per andare a cena fuori, senza pensarci troppo

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