Benedetti Michelangeli, i 7 brani TOP, con cui superò i più grandi pianisti.

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“Le aperture “jazz” di Ravel. I due pianoforti usati per suonare Debussy. Lo Chopin che non riesce così nemmeno a Horowitz. Piccolo repertorio del genio di Michelangeli, in sette brani” – Sfuggente? Certo. Misantropo? Forse.       .    ..   (credito foto: gettyimages.es) Cialtrone nel suo genio? Probabilmente. Tenero? Perfino, sì. Sulla biografia il giudizio è aperto, ma intanto qui abbiamo l’elemento chiave, quello meno determinabile concettualmente, ma anche meno equivocabile di tutti, grazie alla santa riproducibilità tecnica che a volte salva l’aura dell’opera d’arte. Abbiamo il suono di Arturo Benedetti Michelangeli. È un suono che si riconosce subito. Capita a pochi di diventare icone sonore: è capitato a Hendrix, a Pablo Casals, a Paco de Lucia, a Miles Davis.
Per decenni la critica ha insistito sull’ascolto “strutturale”, quindi architettonico, spazializzato della musica, ritenendo che l’aspetto materico fosse troppo cangiante e poco afferrabile. Ontoteologia sonora. In ABM invece c’è la struttura, il controllo sul tempo del metronomo, l’attenzione alla armonia delle parti, certo; ma c’è, immediatamente, il suono. Basta ascoltare le sue interpretazioni del compositore più radicale del Romanticismo: Fryderyk Chopin, e paragonarle con quelle di altri mostri sacri (e profani) del pianoforte. Alla prima nota Michelangeli arriva, anche a un orecchio inesperto. Anche con mezzi d’ascolto abbietti come l’altoparlante del cellulare. Lo Chopin di Michelangeli arriva, come il Debussy di Michelangeli, come il Ravel di Michelangeli.”  E’ un brano a firma Bruno Giurato tratto dal sito “linkiesta.it” che consiglio molto.