La recensione. Ad Alassio: Ristorante Hotel LAMBERTI.

2017 18 6 (53) - Copia                     Alassio – RISTORANTE DELL’HOTEL LAMBERTI

Via Gramsci 57 – Tel 0182.642747 – www.ristorantelamberti.it

Nel levante di Alassio, con qualche risorsa di parcheggio pubblico a poche decine di metri, c’è un albergo “di famiglia” nel quale Dario e il figlio Bruno Cavalli  hanno apportato ultimamente notevoli miglioramenti.  Il locale,  con propaggine nella veranda sotto pini secolari, ha anche una Cave a vin con vetrata isolante con adiacente bistrot., quest’ultima più adatta a serate invernali. Il ristorante classico si stacca dall’anonimato di molte sale da pranzo d’albergo, ha anzi mise en place eleganti, illuminazione strategica che crea atmosfera,  non manca una lanterna con vera candela ad ogni tavolo (ormai assenti ovunque), le poltroncine bianche con braccioli che sono di comodità rara e i tavoli sono ben distanziati. Il servizio è di tono, solerte e sicuro, curato da Cinzia (maitre?)  e dalla sommelier (?) Veronica mi ha proposto un aperitivo, ma non le solite bollicine di Prosecco aperte chissà quando, bensì un pregiato Altemasi Trento DOC 2012 brut e poi mi ha lasciato tranquillo per la scegliere dalla carta.

Dei sette ANTIPASTI dai 19 a 30 euro, segnalo  il crudo di gamberi Viola marinati al Porto su vellutata di melone e foglie di menta, nonché l’ovetto su puré di patate di Calizzano, fonduta di formaggio Raschera, tartufo nero Scorzone e polvere di Speck. Evidentemente, rispetto al mio ultimo passaggio del 2014, la cucina di Fabio, qui da 18 anni, si è evoluta e raffinata.

Evoluzione che si nota anche nei cinque PRIMI, dai 19 ai 27 euro, tra i quali cito i gnocchetti di patate ai Gamberi Viola con padellata di pomodori Cuordibue, scalogno e riccioli di Bottarga di branzino su crema di burrata, oppure i ravioli di semola rimacinata e fiori eduli, farciti di melanzane e saltati in padella con datterini gialli, origano fresco su crema di ricotta e vela croccante di latte.

I SECONDI sono quattro di pesce e due di carne dai 23 a 29 euro, dei quali cito  l’aragosta al timo limonetto su crema di patate e cipolle bianche, oppure il più costoso bollito di crostacei,  per portafogli da prìncipi epicurei, un piatto unico che da solo potrebbe bastare a un convento intero.

Dei sei DOLCI, dai 6 ai 12 euro, cito la tarteletta alle mandorle,  crema di limone more lamponi e aria di litchi, nonché  il semifreddo al cioccolato fondente Guanaja 70% con spugna di nocciole, terra di cioccolato e crema di ananas. Ogni dolce, volendo può essere abbinato a un vino a bicchiere ad hoc. La carta dolci offre anche caffè speciali e infusi dai 3 ai 5 euro.

C’è anche un menu a 60 euro vi serviranno tre portate, finite le quali vi chiederanno se volete scegliere un dessert ma, insolitamente rispetto al praticato comune,  quest’ultimo sarà poi fatturato in supplemento. La carta dei vini ha ben 500 etichette, che consentono degli abbinamenti arditi anche ai più raffinati. E’ un ambiente frequentato da chi non desidera la solita cucina ma ne apprezza una che si evolve con lenta innovazione ed oculatezza.