Cuochi televisivi e igiene in cucina

abcdLa ricerca, pubblicata da Il Fatto Alimentare, a firma della scrupolosa  Nunzia Clemente, riporta i dati raccolti da alcuni ricercatori che fanno capo al Journal of Public Health di Oxford e al British Food Journal. Eccone una parte:

“Sono state analizzate più di 100 puntate di 48 programmi di cucina differenti: dagli showcooking condotti dai volti noti della televisione fino ai talent per aspiranti cuochi, come Masterchef.

Il programma di Gordon Ramsay poi, seguitissimo nel mondo anglosassone, è stato preso in considerazione per entrambi gli studi, in virtù della diffusione capillare che lo fa arrivare nelle case di tutti gli anglofoni.

L’esito, come preannunciato, non è affatto positivo. Nella quasi interezza dei programmi esaminati, infatti, lo chef protagonista, benché smagliante nella sua immacolata divisa, si dimostra un grande zozzo.

Come prima cosa, non si lava le mani. Mai.

Nemmeno dopo aver maneggiato elementi per cui il lavaggio con sapone basico e disinfettante è d’obbligo (pensiamo a prodotti come carne fresca e uova). Soltanto in alcuni casi, ma sono la netta minoranza, il  cuoco si rivolge al pubblico da casa ponendo l’accento su questi aspetti.

Ma vogliamo parlare delle mani passate tra i capelli? O delle smanacciate sulle facce sudaticce? O dei nasoni che fiutano i piatti talmente da vicino che quasi quasi ci scappa dentro uno spaghetto?

Il naso, tanto per chiarirlo, è l’habitat naturale del temutissimo Staphylococcus aureus, causa di forti e per nulla piacevoli reazioni gastrointestinali.

Servirsi di stracci e grembiuli, poi, è abitudine ancora più odiosa: un andirivieni di germi e batteri dall’epidermide, alle mani fino agli alimenti.

E per quanto riguarda la “cross contamination“, (il contatto tra cibi, alcuni dei quali vengono poi consumati crudi) il modo migliore per evitarla sarebbe quello di utilizzare coltelli e taglieri differenti per cibi cotti e cibi crudi, pratica, ovviamente, quasi mai rispettata in televisione.

Ultime note dolenti: cuocere e sciacquare.

Lo chef di solito si fida di un parametro del tutto approssimativo, basato sul colore della pietanza, una volta pronta.

Ma raramente ci spiega le buone pratiche legate all’uso del fuoco, così come quelle legate all’impiego dell’acqua, per cui, ad esempio,  sappiamo che non si deve lavare il pollo, ma non il perchè; oppure, perchè riporre particolare attenzione nel lavaggio delle verdure.