Vini di Bordeaux? No, avanti i vini italiani !

Vino

Fabrizio Carrera, su Cronache del Gusto:

Jancis Robinson: Il Bordeaux non è più di moda. L’Italia del vino ha una grande opportunità .

La giornalista britannica a Wine2Wine: “Avete una grande ricchezza ma dovete comunicarla. Dal vostro Paese scarsa organizzazione. Spesso mi invitano ad eventi appena pochi giorni prima”

“L’Italia ha una ricchezza enorme, spiegatela meglio ai mercati di tutto il mondo. Bordeaux non è più di moda, voi italiani avete una grande opportunità per colmare uno spazio”.

Ed ancora: “Quando il vostro ente pubblico che gestisce la promozione del vino mi invita, lo fa sempre a ridosso degli eventi e le degustazioni sono poco interessanti”.

La Robinson ha attaccato subito: “La qualità del vino italiano non è mai stata alta come oggi”. Vini un po’ più morbidi. E forse se si vuole vendere nel mondo è un po’ meglio). Rieccola nel suo discorso alla platea (sala strapiena): “C’è tanto interesse attorno al mistero del vino nel mondo. Negli Usa va molto bene. Se si tratta di persone colte lo capiscono. Ma nel Regno Unito è diverso. Gli inglesi temono (dice proprio così, ndr), i vini italiani perchè per loro sono complicati. Anche i vini francesi sono complicati ma lì la storia è molto più lunga”. Interviene Silvana Ballotta: “Sono d’accordo a quanto detto dalla Robinson. Il nostro vino è come quel cavallo di razza confinato dentro un box. È ora che esca fuori e vada al galoppo. Ha tutte le forze per farlo”.

Riprende la Robinson: “Oggi però mi sembra che i produttori italiani siano concentrati su sè stessi. Credo sia meglio raccontare tutto quello che ruota attorno a loro, il vitigno, il vigneto, il territorio, la cultura, il cibo. Ed oggi avete un’altra grande possibilità. Quella di tirare fuori dall’oblio i tanti vitigni autoctoni che avete. Una catena di grandi magazzini ha scoperto il Pecorino, lo ha fatto conoscere e ora molti inglesi bevono il vino da questo vitigno poco conosciuto. Ma ci è voluto un lavoro di approfondimento e di divulgazione ben organizzato. Non si puó improvvisare”.

Continua: “Credo che il mercato del Regno Unito potrà funzionare se il produttore presterà attenzione. Serve un lavoro di ricerca. Non si puó andare in un Paese e conquistarlo subito. C’è una certa Italia che si sta muovendo con successo. Penso al Chianti Classico e anche al Barolo. Per il quale abbiamo fatto una degustazione molto bella dove si degustava e si mangiava. Ecco, forse sono idealista ma penso che sia necessario per l’Italia organizzare degustazioni non di singoli produttori ma di territori poco conosciuti. Far venire fuori attraverso il vino un’Italia nascosta fatta di tanti vitigni autoctoni”. Poi l’affondo sul nostro sistema di promozione: “Mi pare che avete un ente di promozione che si chiama Ice e spende i vostri soldi. Io nella mia posizione di esperta non ha alcuna evidenza che l’Ice esiste, magari hanno un ufficio a Londra, ma non ho idea. Una volta mi invitavano, mai per eventi interessanti, sembravano piuttosto cose buttate lì una volta all’anno”. Dalla platea parte l’appaluso. La Robinson aggiunge: “Un consorzio veneto mi ha invitato appena 14 giorni prima dell’evento e due giorni prima per una cena. Ecco, credo che serva più programmazione e più lungimiranza. Per fare le cose bene ci vuole tempo”.

Il finale è tutto per noi italiani: “Dimenticate la Francia, toglietela dalla testa. Io in Francia ho due case e molti amici, ma non pensate a loro. Attualmente i francesi hanno una crisi molto peggiore di altri nel mondo. E questa volta non c’entra il terrorismo. Hanno una crisi di fiducia, radicata nel fatto che sono stati i primi della classe in tanti settori, soprattutto nel campo della cultura e dell’agroalimentare e adesso si mettono in dubbio. Il Bordeaux non è più di moda, lo champagne subisce la grande concorrenza di altri vini spumanti. E allora dico: se avete tante cose non cercate i francesi, siate italiani fino in fondo e soprattutto siate fiduciosi”.

Il finale poi è per parlare di Expo (“Non ci sono stata, se è stato un successo meglio per voi”) sui trattati commerciali come il Ttip (“Non so nulla di questo e non so neanche cosa significhi la sigla”) e sull’importanza dell’informatica e della buona cinoscenza dell’inglese. “Senza queste due cose non si potrà andare avanti. Tenetelo bene a mente”.

Fabrizio Carrera

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