La recensione della settimana: Ai Torchi in Finale Ligure

2 2015 (36)

Finale Ligure Borgo – AI TORCHI

Via dell’Annunziata 12 –  Tel. 019 690531

www.ristoranteaitorchi.com

Siete a circa due chilometri dal casello A6 di Finale, il borgo che illumina sapientemente i suoi castelli, le chiese, le piazze, l’ex convento e che ha anche un museo, ignorato dagli Italiani, ma assai studiato da esperti di tutti i continenti per i suoi reperti, alcuni dei quali unici al mondo. Tutto pare magicamente “spuntato ieri” dal fitto del bosco verde scuro delle colline incombenti, con castelli sui cucuzzoli,  un quadro incomparabilmente poetico al cambio luce del tramonto. Ma voi, più prosaicamente, fate anche attenzione ad evitare le insidie dei sensi vietati, degli ZTL, i flash semaforici e poi preventivate diligenti quanto “giocare” nei carissimi parchimetri dell’unico parcheggio fuori mura…; tutte “amenità” che paiono voler dissuadere, oiboh, le orde di foresti  bercianti…

Invece molti gourmet vengono qui semplicemente ed esclusivamente per questo ristorante. E’un ex antico frantoio perfettamente conservato, austero di primo acchito, ma sistemato con molto gusto e ricercatezza, sino a farne un ambiente alleggerito ed “essenziale”, in grazia di numerosi quadri e garruli oggetti d’arte colorati, con clienti solitamente discreti e non vocianti. Ma veniamo al cibo. Quattro antipasti da 20 ai 28 euro, tra i quali i calamari ripieni alla genovese. Quattro primi piatti a 18 euro tra i quali gli spaghetti caserecci al sugo di crostacei. Tre i secondi di carne a 15 euro, tra cui la Cima alla genovese. Il tutto servito dalla proprietaria dal look originale sempre diverso e ricercato, nonché dal “felpatissimo” cameriere storico che raramente va oltre il sorriso a 32 denti, ma cura serafico la perfezione delle mise en place e il vostro ben essere in ogni momento della sosta. Dal canto suo invece il cuoco Patron Gianni non esce mai “a fare il bello in sala”, giustamente “sta a faticare” e cura puntigliosamente la linearità di esecuzioni “pulite” senza necessità di “salsine alibi” o altri apparpigliamenti, vegliando sulla perfezione delle cotture e anche sulle temperature di servizio. Tra i sei secondi di mare, di provenienza sicura e possibilmente locale, cito “Il nostro pesce crudo” che è un piatto generoso, oppure quello al forno con patate olive e pinoli secondo pescato (8 euro all’etto). Tra i sei dolci (dai 9 ai 13 euro) segnalo il cremino al Chinotto di Savona nonché la crema alla liquirizia con spuma di menta. Al momento del mio passaggio non c’erano menu, ma so che è in arrivo quello autunnale, generoso e conveniente. I vini in carta sono circa 150, la loro scelta è fatta con cognizione di causa e potrete trovare delle vere e proprie tentazioni. Il vino di primo prezzo è un rassicurante Muller Thurgau di Alois Lageder a 18 euro e, per chi lo desidera, offrono anche cinque mezze bottiglie.

Infine: a lato del ristorante hanno aperto l’OSTERIA A BITEGA dove, ferma la qualità del cibo, si pasteggia a “prezzi popolari”, spendendo meno di 10 euro a piatto, in un ambiente assolutamente rilassato e simpatico.

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