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Ritroveremo nuovamente i gustosi pomodori di un tempo?

pomodori“Dei ricercatori hanno sequenziato l’intero genoma di 386 varietà di pomodori recenti, più vecchie e selvatiche e poi hanno sottoposto 101 di esse a un test organolettico in cui un gruppo di consumatori che dovevano valutarle in base al loro “apprezzamento generale” e alla “intensità del sapore”.

Il confronto  ha indicato che il buon sapore del pomodoro è legato al contenuto in zuccheri e a una serie di sostanze volatili.  Dopo una laboriosa ricerca sono risultati decisivi 13 apocarotenodi volatili. A questo punto i geni che li producono e, infine,  gli alleli giusti.

Le ricerche e le elaborazioni procedono e c’è in speranza che in futuro troveremo da comprare pomodori più gustosi di quelli attuali.  Per maggiori dettagli il sito ddel quale ho qui riassunto la notizia è:  lescienze.it

Polli e … teologi

4 polliUna riforma ecclesiale dell’Alto Medioevo determinò le sorti evolutive dell’animale da cortile per eccellenza. …..Quando l’Arts and Humanities Research Council (AHRC) inglese decise di stanziare 1,94 milioni di sterline per finanziare gli esperti di sei università in una ricerca triennale dal titolo “Percezioni culturali e scientifiche delle interazioni tra uomo e pollo”[1] (The Chicken Coop), la stampa non risparmiò titolature divertite. Il Daily Mail [2] valutò il progetto come “un’idea da cervello-di-gallina” lamentando, con nesso peraltro del tutto arbitrario  e invece….. leggete l’interessante seguito su:  http://lameladinewton-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2017/02/01/polli-e-teologi-i-casi-di-domesticazione-come-%E2%80%9Clenti-evolutive%E2%80%9D/

 

Quando l‘Arts and Humanities Research Council (AHRC) inglese decise, nel settembre del 2013, di stanziare 1,94 milioni di sterline per finanziare gli esperti di sei università in una ricerca triennale dal titolo “Percezioni culturali e scientifiche delle interazioni tra uomo e pollo”[1] (The Chicken Coop), la stampa non risparmiò titolature divertite. Il Daily Mail [2] valutò il progetto come “un’idea da cervello-di-gallina” lamentando, con nesso peraltro del tutto arbitrario, tagli nei servizi sociali e sperpero di denaro pubblico ai tempi dell’austerità per un bizzarro studio aviario.  L’esperto di paleogenetica e bioarcheologia dell’Università di Oxford Greger Larson e i suoi colleghi, tuttavia, reputarono lo sbalorditivo numero di polli sparsi sul pianeta – 20 miliardi circa – una ragione sufficiente per interrogarne il curioso percorso di addomesticamento. I polli (Gallus gallus domesticus), originari del Sud-est asiatico, vantano oggi una distribuzione mondiale da record dovuta quasi interamente al trasporto antropico, e la loro storia naturale risulta per questo un riflesso della storia umana. Se una discreta attenzione è stata riservata al tracciarne la diffusione verso est dall’Asia, attraverso le isole del Pacifico fino alle Americhe, la diffusione verso l’India e il Vicino Oriente, l’Europa settentrionale e mediterranea è stata quasi completamente trascurata: prima del Chicken Coop nessuno studio genetico è stato intrapreso in questo senso, lasciando tempi e circostanze dell’affermazione di questi uccelli largamente incompresi.

Nessun animale domestico è stato così intensamente modellato e rimodellato come il pollo.  I primi che compaiono nel record archeologico tra i 7000 e i 3000 anni fa in Cina, India, Egitto e Grecia, ad esempio, erano variopinti ma decisamente più smilzi. I romani li consideravano una prelibatezza, gli europei medievali preferivano invece volatili più robusti come oche e fagiani, che non dovevano sostentare o proteggere da predatori. Ciò suggerisce che il loro allevamento era inizialmente funzionale al combattimento fra galli, alla deposizione delle uova, e a fornire esotici ornamenti da giardino.

Una svolta nella comprensione del processo di addomesticamento si ebbe nel 2010[3] attraverso uno studio, coordinato dagli scienziati dell’Università di Uppsala (Svezia), del genoma di otto popolazioni differenti di polli moderni provenienti da tutto il mondo assieme a quello dell’antenato del pollo domestico, il gallo rosso della giungla (Gallus gallus). Attraverso l’uso di un sequenziamento massivo parallelo vennero identificati gli sweep selettivi[4] (“scope selettive”) di alleli vantaggiosi e mutazioni che hanno avuto un ruolo preminente nell’addomesticamento dei polli e la loro conseguente specializzazione in polli da carne e galline ovaiole. Uno degli sweep selettivi più straordinari presente in tutti i polli domestici venne identificato nel locus del gene per il recettore dell’ormone tireostimolante (TSHR), che svolge una funzione cruciale nella regolazione metabolica e per le tempistiche di riproduzione in relazione alla variazione della lunghezza delle giornate. “La scoperta che ogni pollo domestico analizzato nell’ambito dello studio (appartenenti a popolazioni provenienti dai posti più disparati: dalla Svezia alla Cina) presenti una mutazione della proteina TSHR lascia presupporre, con un buon margine di certezza, che questa variazione genetica abbia rappresentato un passo importante nell’evoluzione dei polli domestici”, secondo il Professor Leif Andersson dell’Università di Uppsala[5].

Se tale versione del gene TSHR diede il “la” al processo di addomesticamento, come suggerito dallo studio del 2010, ci si aspettò allora di poterlo ritrovare anche nel pollame anticamente addomesticato. Ma quando Greger Larson e colleghi confrontarono il DNA di 80 polli domestici provenienti da 12 siti archeologici europei, coprenti un arco temporale tra il 280 a.C. e il 1800, sorprendentemente solo alcuni si rivelarono portatori della variante ora dominante del gene TSHR. Cosa è accaduto?

La zooarcheologa Naomi Skyes dell’Università di Nottingham, membro del Chicken Coop, contando le ossa di pollo nei siti archeologici europei, ha potuto apprezzare un effettivo raddoppiamento del numero dei resti tra il X secolo e l’anno 1000: uno shift considerevole da un 5-6% delle ossa animali ad un 12-14%. Tale dato è stato interpretato nei termini di un chiaro segnale di cambiamento del regime alimentare dei nostri avi: è qui che emerge un inequivocabile punto di tangenza tra la comparsa della mutazione nei polli e la storia umana.

La carne di pollo, onnipresente oggi nei menu di tutto il mondo, era tutt’altro che una comune pietanza nell’area europea prima del X-XI secolo, precisamente quando la Riforma cluniacense irradiatasi dall’abbazia di Cluny in Borgogna impose la stretta osservanza della Regola benedettina (dettata nel 534) che prevedeva il divieto di consumo della carne di quadrupede durante i periodi di digiuno penitenziale (130 giorni all’anno). E fu allora, stando alle dichiarazioni del settimo International Symposium on Biomolecular Archaeology, che si verificò un aumento della richiesta di carne di pollo, cioè carne di bipede. Come ulteriore effetto la Riforma avrebbe, evidentemente, influenzato l’evoluzione del gene che ha portato a silhouette e performance moderne: più si mangiavano polli, più questi venivano allevati ed incrociati, presumibilmente selezionando esemplari che deponevano uova lungo tutto l’arco dell’anno ed erano più paffuti – dunque, portatori della variante favorevole di TSHR.

Il caso è particolarmente curioso per come la natura talvolta improbabile delle pressioni selettive

Gamberetti gonfiati. Un additivo autorizzato UE ?!

GAMBERI-600x314Gira nel web una notizia e un  video di gamberetti gonfiati, che sono virali. Ma la sostanza aggiunta potrebbe probabilmente essere un additivo autorizzato dall’UE, ma non certo per frodare i consumatori.

Così titola più o meno  Roberto La Pira su Il Fatto alimentare: il link con dettagli esaustivi sull’argomento è il seguente: http://www.ilfattoalimentare.it/gamberi-gonfiati-siringhe-video.html

La Pasta Matta di Uscio: un prodotto De.Co.

pasta matta“Battolli, la “pasta matta” dell’entroterra genovese.

A Uscio si produce da secoli una pasta a base di farina di grano e di castagne. Da condire rigorosamente con il pesto ligure. A prima vista potrebbero sembrare tagliatelle; invece si tratta di una pasta fatta in casa nella quale alla normale farina bianca viene aggiunta la farina di castagne, un tempo l’alimento principale dell’entroterra genovese. I battolli sono la pasta tipica di Uscio, località ligure che dista pochi chilometri da Genova. ” (da Turismo.it de La Stampa Il Secolo XIX).

Nei ristoranti del ponente la trovate invece a La Cucina di Santo Stefano al Mare.  

Per il seguito dell’articolo ecco il link: http://www.turismo.it/gusto/articolo/art/battolli-la-pasta-matta-dellentroterra-genovese-id-13599/