Bordighera LIDO GIUNCHETTO
Via Madonna della Ruota 52 – Tel. 0184 263 355
Sarà anche in comune di Bordighera ma la collina è ancora quella che “vede” Ospedaletti. Nessuna Bucca Sernua, varcando il cancello dalla “via Aurelia Spiareteira”, immaginerebbe la lussureggiante vegetazione che contorna il ghirigoro della discesa che, sfiorando (in inverno) persino una cascatella d’acqua solforosa, termina ad un sottopasso che lascia un po’ col fiato sospeso, perché pare che la stradicciola finisca … nelle onde del mare, talvolta minacciose a vedersele venire avanti. Mentre invece, subito dopo il sottopasso all’improvviso la stradina svolta a destra e immette ad un parcheggio capacissimo, in fondo al quale, tra banani, hibiscus e altre piante da Mari del Sud, potrete metter piede in questo locale, storicamente un super “posto inn”.
L’ambiente dalle alte coperture fatte di poderose travature tipo gazebo di Club Med, è stato anche alleggerito con un “decapage” bianco, le vetrate aprono verso la sottostante spiaggetta e verso l’orizzzonte senza confini ma anche, verso la baia della placida Ospedaletti che, “orfana” della storica cintura ferroviaria, ormai occhieggia di impensabili “luci di vita”.
In questo piccolo Eden appartato ed elegante, l’accoglienza è professionale, gentile e cordiale; le mise en place hanno tovaglie pregiate e quant’altro all’altezza. Forse hanno ben curato anche l’acustica perché, capitandoci io in una serata nella quale quasi confinavo con un tavolo imperiale da trenta persone, si cenava in tutta tranquillità.
Da circa un mese questi fornelli sono stati riaccesi da Alfio Gataldi, già secondo con la grande Beglia ai Balzi Rossi e poi al Regina Margherita di Bordighera il quale da sempre non pretende di fare fuochi d’artificio, ma ha ben presente cosa si fa in cucina e anche ciò che non vi si deve fare. Egli lavora una materia prima ineccepibile, con ricette classiche e collaudatissime, servite anche in quantità giuste ormai non consuete nella ristorazione corrente.
Con lui non capita che, in stoviglie “di design” un dipintore di turno, moltiplichi una porzione in tre portate, come nella cucina fusion-confusionata per figaccioni, magari suvdotati sì, ma purtroppo spesso gastrogonzi, come li chiama Raspelli.
Veniamo al sodo. Quattro entrate: insalata di seppie; puntarelle e pomodori secchi all’olio di acciuga leggero; farinata di piselli; cima di vitello alla sanremasca; assaggiabili tutti ordinando l’assortimento “antipasto Giunchetto”. Quattro primi, tra i quali i tagliolini fatti in casa al limone e semi di papavero (proprio con limone e non, come d’uso, con la buccia grattugiata), nonché la loro zuppa di pesce spinata, con ruja e crostini da mugolio di piacere.
Dei quattro secondi di pescato secondo il mercato, è rassicurante quello cucinato al forno alla Ligure, ma anche la frittura. Per chi preferisce la carne le costine di agnello a scottadito con patate e ragu di verdure di stagione sono altrettanto invitanti. Non ho visto menu, ma ad ogni modo un antipasto più un primo più dessert possono costare dai sui 40 euro che salgono di altri 18 euro aggiungendo un piatto di mezzo. C’è anche un coperto a 3 euro, ma scommetterei che non lo applicano mai se non in casi “disperati”.
La carta vini elenca una settantina di etichette anche straniere, scelte con competenza con un discreto assortimento per tutti i gusti, molte delle quali sotto ai 20 euro; c’è anche qualche bottiglia blasonata costosa ma non cara, così come un buon Champagne Tattinger a soli 50 euro.