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La recensione. A Badalucco (IM) Locanda Macine del Confluente

c.       Badalucco – Le Macine del Confluente – Località Oxentina

                              Tel. 0184 407018 – www.lemacine.eu

Il locale, dal look accattivante, per le giornate di sole offre anche esterni confortevoli, con gazebone con tavoli,  adiacente ampia piscina e, oltre il prato curatissimo, incredibilmente, persino una terrazza/spiaggetta privata sull’Argentina.

Anche all’interno le piccole meraviglie non mancano, a partire dal tetto con più tronchi a vista di un metro di diametro, due caminetti sempre accesi che “fanno casa” e rinforzano il riscaldamento del locale della valle freddina. I tavoli sono solidi (circa 10 cm di spessore), le sedie da castellani, ma nell’insieme aleggia una aria da “casa delle fate nel bosco”, assai romantica (così come del resto sono le camere).

Gli ANTIPASTI sono otto (€ 12-13), tra i quali il foie gras di anatra, pan di spezie, pinoli tostati e mele verdi, oppure il monumentale hamburger croccante pasta sfoglia, mirepoix di verdure di stagione, zenzero fresco. Una new entry è da oggi il Polpo croccante a bassa temperatura, grigliato, crema zucca, briciole di Amaretti e semi di zucca tostata. E’ evidente che il cuoco non punta soltanto sulla cucina di valle ma che, pur rispettandola ed “evolvendola” nei primi e nei secondi, tiene conto di quanto può esserci di positivo nella “globalizzazione” dei fornelli: il risultato è un plus molto riuscito.

La “cucina di casa” si difende nei PRIMI che sono cinque (€ 12-13), tra i quali i ravioli di baccalà 30 tuorli, crema di formaggio Grana, chips croccanti di patate, oppure gli gnocchi di patate di Badalucco, pesto fresco della locanda, vongole e basilico fritto. Una novità è il risotto selezione Acquerello zucca,  Foie Gras e piccola cialda di formaggio Grana.

I SECONDI sono sei (€ 15-20), tra i quali la reinterpretazione del coniglio farcito e servito al profumo leggero di lavanda e patata al cartoccio; la classica tagliata da un chilo di manzo Garronese sull’ardesia con verdure grigliate e patate al rosmarino (praticamente un piatto unico). L’ultimo “ingresso” è curiosa la Cima di Mare ovvero i Calamaretti Farciti su Crema di Pistilli di Zafferano di Triora.

Al PLATEAU DEI FORMAGGI (€ 12)  viene dedicata molta attenzione, con degustazione di rare qualità di latte vaccino, di pecora e di capra, prodotti da piccole aziende della Valle Argentina (che ho visitato: meravigliose) serviti sull’ardesia con miele e composta di frutta in quantità da bastare a un convento.

I DOLCI sono otto (€ 6-7), tra i quali il crumble di mele caldo con gelato maison di vaniglia e le sue bacche. C’è anche una tartelletta con crema alla lavanda del giardino e frutta fresca e, per chi desidera ricordare l’infanzia, la golosa meringata alla Nutella.

La carta vini è all’altezza della meison, ha bottiglie ben selezionate a prezzi da amici, Chapagne compresi.

So che i quattro “Rivieraschi” che mi leggono desiderano delle novità. Questa non lo è, ma non dorme sugli allori e innova di continuo. Anche se, fortunatamente, da anni qui si fa qualità. Non ultimo va detto che ai loro tavoli, anche grazie a un servizio gentile per naturalezza, vi fanno felici, ed anche contenti quando poi rispettano il vostro portafoglio.

luigino.filippi@alice.it

 

La recensione: a Ranzo (IM) ristorante MOISIELLO

c    Ranzo (IM) – MOISELLO – Strada Provinciale 453 , n° 103 -Tel. 340 7252199

Ranzo si trova lungo la amena verdeggiante strada Pieve di Teco>Albenga; da Imperia il tragitto è un po’ più breve, diversamente basta prendere verso monte dalla uscita autostradale di Albenga.  Confinante con Vessalico (dove potrete trovare l’aglio). giunti a Ranzo, potrete parcheggiare nell’ampio parcheggio privato ed accomodarvi a pochi metri.  Negli anni ’80 è’ stato uno dei più bei ristoranti di queste vallate; ma il patron lo chiuse tra la costernazione della clientela fedele. Improvvisamente ecco la sua riapertura, grazie al nipote Federico Moisello che, concluse le opportune esperienze all’estero e in locali di rango, ha voluto ridare vita a questa vera istituzione di famiglia… Conservando un certo aplomb inglesizzante che impreziosisce il servizio.

Nel piccolo ingresso resiste, ben curata, la moquette bordeaux con logo e il colore  viene poi ripreso nelle mantovane e altri particolari della sala, risistemata ovviamente secondo i canoni d’oggi. Fermo restando il primo “table habillé” con tovaglia sino al pavimento e candelabro da cinque fiamme che, di primo acchito, da l’idea dell’eleganza che ci aspetta.c L’ambiente più intimo è quello dei quattro – sei tavoli vicino al caminetto d’epoca (in marmo), sempre acceso, con sopra argenterie, un candelabro con candele alte due palmi, una orchidea bianca.c I tavoli sono ben distanziati, le mise en place sono eleganti e comprendono anche un vasetto con Stella di Natale, una vera candela (particolare ormai raro, in un’epoca di lumini o anche di … “niente”).  In tavola stoviglierie di tono, bicchieri “ricamati”, l’olio EVO di Ronco Daniele ovviamente di Taggiasca, un elegante set di sale e spezie, pani e grissini caldi prontamente ripristinati.

Gli ANTIPASTI iniziano con una classica Cima alla Genovese servita in quantità generosa con quattro “panissette” più insalatina e pomodorino: dun piatto da leccarsi i baffi ma che può anche commuovere chi ricorda la pietanza di qualche sua antenata (ligure), così come per le palline di verdura al forno, semplicemente coperte con sugo di funghi.

Dei CINQUE PRIMI (da 7 a 10 euro) cito gli gnocchetti di castagne con zucca gialla locale e Fontina, che sono anch’esse un inno alla semplicità di questa cucina sincera d’antan.  Sono disponibili anche le tagliatelle ai 5 cereali al sugo di cinghiale oppure lo zemin di ceci con puntine di maiale e crostini.

I SECONDI PIATTI sono sei (da 10 a 15 euro), quasi tutti a base di carne; ma c’è anche un trancio di salmone con buona panatura casereccia: ci hanno preannunciato che lo prepareranno rinforzando le dosi di erbette nostrane e quindi migliorerà ancora.  Gli altri piatti presentano il coniglio, il cinghiale, l’agnello, tutti secondo ricette di famiglia, compresa la generosa tagliata di sottofiletto agli aromi di Liguria, ovviamente con patate appena preparate.

Al DESSERT (da 5 a 7 euro) è disponibile la saporita Caciotta sott’olio e, per i dolci, meglio scegliere la degustazione dei cinque della casa, che in questa stagione punta sui cachi ed altre goloserie le quali, servite in quantità da assaggio, formano un piatto ricco anzi, da veri gaudenti se lo accompagnerete con uno splendido bicchierino di NES Passito di Pantelleria (€ 4,50)

La CARTA VINI, con ben 60 etichette e primo prezzo a 15 euro, accontenta proprio tutti, compreso chi vuol cedere ad uno Champagne MILLESIMATO 2002 Lecroix Triaulaire Roman d’Hiver (54 PN /10 Ch/30PM) che, perfettamente conservato, a 53 euro ha un prezzo imbattibile.d

Il fine pasto, con o senza caffè, trova degna conclusione con un assortimento di una decina di dolcetti diversi che accompagnano l’arrivo del conto che, peraltro è … “dolce” anch’esso: 35 euro per quattro portate. E’ aperto dal mercoledì alla domenica, anche d’inverno: probabilmente richiama più foresti a Ranzo che non gli enti preposti al turismo.

Luigino.filippi@alice.it

 

La recensione. A Castelbianco Ristorante Albergo SCOLA

2014  6 (39)                 Ristorante Albergo SCOLA – Via Pennavaire 166

CASTELBIANCO (SV) – Tel. 0182 77015 – www.scolarist.it

Per circa una dozzina di chilometri tra la A6 e Castelbianco, da non percorrersi assolutamente “a randa”, ammirerete un verdissimo fondovalle dagli umidori che preludono all’approccio di una cucina invernale di valle. Giunti allo spiazzo dell’albergo, giustamente famoso anni fa per le sue fungate autunnali, c’è un capace parcheggio dal quale la sera una illuminazione strategica rende molto suggestiva la magione in pietra splendente nel nero buio dei dintorni.

All’ingresso il caminetto sempre acceso spande profumo di casa e l’atmosfera continua accedendo all’ambiente adiacente dai soffitti con travi in legno. La sala da pranzo, che definirei rustica per i suoi mobili concreti e solidi, è anche “francesizzante” per i colori bordeaux dell’insieme. Le mise en place sono curate, con  candide tovaglie ricadenti fino al pavimento, una vera candela a ogni tavolo, le cristallerie sono di pregio e le stoviglie ricercate (ma capienti). In tavola una bottiglia di ottimo EVO di Taggiasca Armando Garello di Nasino.

Passiamo alla carta, che inizia con lo scritto: “Raramente nella nostra cucina inventiamo qualcosa, raramente attizziamo  tecniche di cottura futuristiche, molto spesso invece riprendiamo piatti dimenticati ma che sono sempre stati qui vicino a noi … anche per questo il nostro cucinare mette sempre PRIMA la MATERIA che ricerchiamo con ostinazione. Oppure a cercare quegli uomini che ogni giorno costruiscono qualcosa di buono nella speranza di proporvelo senza troppo rovinarlo. Il ristorante Scola ci mette il cuore”.

Dopo una tale impegnativa premessa ecco elencati CINQUE ANTIPASTI (€ 15-18), dei quali, in questa stagione, cito l’uovo al tegamino, tartufo nero e nocciole e spinaci; oppure l’ottimo Coniglio in saor e funghi.

I PRIMI PIATTI (€ 18-25) sono cinque,  tra i quali lo gnocco di ricotta, pesto di lattuga, arancio candito, puntarelle e Taggiasche; oppure i cappelletti di manzo, tartufo bianco, mela caramellata e consommé. Va da sé però che, in questa stagione, finita la Fiera di Alba, è il momento giusto per ordinare un piatto di tagliolini con tartufo Bianco d’Alba, dal prezzo variabile in base alle quotazioni del giorno, ma sempre inferiore rispetto ad altri concorrenti..

I SECONDI sono quattro (€ 20-24), tra i quali cito il maialino cotto a bassa temperatura, crema di topinambur scalogno al vino rosso; oppure il cervo con crema di castagne e tartufo nero.

Sono quattro anche i DOLCI, tra i quali il Cheese Cake e pere in diversi modi; oppure cioccolato, ganduja e crema al latte, che chiude classicamente.

Il cuoco/patron è Maestro di Cucina (tiene docenze alla Carli di Imperia, ad esempio),  dimostrando che la  l’entusiasmo ai fornelli conserva la voglia di intraprendere; tanto che egli non ha esitato ad affiancarsi un cuoco proveniente da Montecarlo dall’ottimo curriculum. Il risultato? Un locale ancora più “ganzo”, con la cucina “forwardata” verso la mediterraneizzazione,  ma  senza “rivoluzioni”;  il tutto con competenza e maestria e qualche “frizzo” innovativo invitante.  Ciò può giustificare i nuovi prezzi che, ammettiamolo, erano molto bassi fino a sei mesi fa? Essi comunque restano a livelli tra i più convenienti della costa ed ho trovato anche un MENU DEGUSTAZIONE di sette voci a 45 EURO che qui riproduco: 1) Aperitivo al calice – 2) Capasanta scottata e steccata, sedano rapa e barbabietola – 3) L’orto nel piatto – 4) Fusillone Monograno Felicetti, Caciopepe e crema di ricci di mare – 5) Trota coriandolo, tuberi e radici in carpione – 6) Intanto che cuoce il dolce – 7) Soufflé di cioccolato e tartufo nero.

Esiste anche un altro MENU “ENTROTERRA” a 38 EURO che offre cinque voci, tra le quali: -la Battuta di capriolo, lavanda, salsa tartara di soia frutta invernale e noci; – il Risotto di zucca, capperi, carciofo e caffè; – lo Stracotto in 48 ore con patate, carciofo e schiuma di birra.

La carta vini , un mirabolante tomo di 5 centimetri di spessore rilegato in pelle, merita molta attenzione per ricchezza di scelta sia di italiani che di stranieri. Nei rossi “di base”segnalo un Damilano” Marghé – Langhe DOC Nebbiolo 2014.

Il servizio svolto dalla famiglia è ben presente ed è quasi impossibile resistere allo charme della patronne ed alla distinta bonomia del figliolo, pronti ad assecondare e prevenire i vostri desideri, non “infarloccandovi” con false leziosità, ma quasi calandosi nei vostri panni, senza “ninnarvi” con pistolotti: questa è la vera ospitalità.

Luigino.filippi@alice.it

 

La recensione: a Finale Ligure RISTORANTE AI TORCHI + Bistrot

16 02 2015 (40)                                             Finale Ligure Borgo  –  AI TORCHI

Via dell’Annunziata 12 – Località Finalborgo –  Tel. 019 690 531

www.ristoranteaitorchi.com

Finale Ligure è una perla rara: un tempo la movida era a FinalMarina, oggi quella più qualificata punta su Finalborgo. A dire il vero, solo leggere tutti i cartelli di complicanze e distinzioni per il parcheggio e le odiosità della ZTL, vien voglia di lasciar perdere. Ma tant’è,  smoccolate pure, ma val la pena di mantenere la pazienza e tentate: in bassa stagione si può fare: in un modo o nell’altro fermerete l’auto e dopo le 20 la sosta è gratuita e finiranno le vostre geremiadi.

Dopo un centinaio di metri nei gradevoli vicoli pieni di negozietti, eccovi a questo antico frantoio, ancora dotato di attrezzature d’epoca, con una bella collezione di giare da olio, ma il tutto inserito in un ambiente dal bianco solare ed essenziale, come d’uso oggi, con illuminazioni “sapienti” nei punti strategici, qualche bouquet di fiori, cabaret in argento, oggettistica “giusta” qua e là.. Le mise en place sono candide ed eleganti, le sistemazioni comode e ben distanziate tra un tavolo e l’altro (per inciso: in serate di “bassa”, non concentrano tutti in un unico settore della sala, lasciando deserti il restanti due spazi della stessa, come purtroppo avviene altrove dove razionalizzano le zone di pulizia post servizio).

Dopo un goccio di aperitivo offerto ed i pani e grissini caldi eccovi a scegliere tranquillamente sulla carta. Gli ANTIPASTI sono cinque (€ 22-28), tutti invitanti, ma certo le patate in due consistenze pesto di olive verdi con gamberi e pescatrice spadellati sono un bell’inizio per un pasto da gourmet, così come, per i clienti più “francesizzanti”, il fegato grasso in terrina con pan brioche.

Dei quattro PRIMI PIATTI (€ 15-18), due sono i loro classici: il risotto con gamberi locali e verdure di stagione, servito in cottura perfetta ed anche un piatto altro piatto che “sa nonna” e di stufe a legna: le lattughe ripiene in brodo alla Finalese, che credo si trovino soltanto in questo ristorante.

I SECONDI, di pesce sono cinque (€ 25-30) e tra questi è perfetto il carpaccio di crostacei soltanto intiepidito al punto giusto, nonché la semplice ma stupenda triglia (rara a trovarsi così fresca) con pomodoro olive e capperi, testimone della vera liguritudine della casa.

I DOLCI sono cinque (€ 13) tra i quali una ricercata Crema alla liquirizia con spuma di menta, oppure un cremino al Chinotto di Savona o, ancora, un rassicurante cubo di cioccolato servito con crema vaniglia.

Il MENU DEGUSTAZIONE comprende cinque portate suggerite dalla cucina per tutto il tavolo (ma sono elastici e ragionevoli e non si impunteranno se un commensale noiosino vorrà cambiare un piatto). Il suo costo, rispetto alla scelta alla carta, è di indubbia ed invitante convenienza: 40 euro.

La CARTA VINI offre tre pagine di bollicine italiane e francesi, nonché una ottantina di etichette di ottima selezione per ogni esigenza; i vini di primo prezzo sono a 20 euro, un Bollé Spumante veneto Cuvée Brut Andreola, oppure nei bianchi liguri un Pigato Maria Giovanna Grana o un Rossese di Dolceacqua Terre Bianche a 25 euro.

Da qualche anno, a lato del loro locale, hanno bissato aprendo un simpatico Bistrot che, servito dalla stessa cucina, offre un insieme più alla mano, ovviamente a prezzi inferiori.

Un ultima noticina: verso le 21 a volte passa il pescatore a consegnare il suo bendidio… Potete informarvi prima se è serata di suo passaggio e attendere eventualmente per ordinare il pescato dell’ultima ora… c

 

La recensione: a Sanremo Coldirodi RISTORANTE DA ULISSE

UlisseULISSE – Via Padre Semeria 620 – COLDIRODI DI SANREMO

Tel. 0184 67 03 38 – 329 87 93 315

A circa 1 chilometro dalla uscita autostradale di Sanremo-Coldirodi, questa proprietà ha un ampio parcheggio privato dal quale si accede ad una terrazza con vista impagabilmente magica sull’intero golfo di Sanremo ed oltre.  Le sistemazioni interne sono classiche, quasi opulente in qualche particolare ma senza eccessi di modernariato, i tavoli sono ampi e ben distanziati, ci sono comode sedie imbottite, sono molto vistose le tovaglie di Fiandra operate, il candeliere ad alcool rosso, un civettuolo  papavero stilizzato, posaterie in inox splendente, stoviglierie e bicchieri di un certo tono elegantino. Non manca una bottiglia di olio EVO Sincerus  di Cultivar Taggiasca della casa Fratelli Mazzini Arte Olearia annata 2017/2018.

Il patron-chef  è insignito del riconoscimento Disciples d’Escoffier che attesta la sua bravura nel l’eseguire da decenni  una reputata cucina di tradizione, anche francese e locale e che qui ho da sempre apprezzata.  Ora, mancando da qualche tempo a questi tavoli ho trovato qualche novità.  A fronte della trentina di piatti di un anno addietro, la carta è molto più snella, tanto che mi è facile riprodurla qui di seguito in toto: Salmone affumicato € 13 – Prosciutto crudo di Parma e melone € 11 – Ravioli burro e salvia € 10 – Filetto alla griglia oppure al pepe verde € 17 –  Filetto al Gorgonzola € 19 – Nodino di vitello alla griglia € 15.  Una nota specifica che i secondi piatti sono serviti con un contorno. Richieste di insalate verdi e miste o richieste diverse verranno conteggiate a parte. Evidentemente la casa ritiene (giustamente) quasi finita l’epoca dei gastrofighetti e punta su un ritorno alla semplicità dei classici piatti di sempre, per clienti fedeli con gusti non arzigogolati che, conosciuto l’ambiente, lo apprezzano e tornano volentieri. I DESSERT, in carta a parte, sono una decina (€ 5-7); in questa stagione punterei decisamente sulle pere Martine servite ancora calde con Moscato o Passito e pallina di gelato ornata di cioccolato.

La convenienza è maggiore nel MENU DEL GIORNO che tuttavia è presentato in maniera originale. Gli ANTIPASTI (€ 22) comprendono un impanato misto di pesce, dei calamaretti grigliati con crema alle carote, una insalata di polpo con Fagioli bianchi e stoccafisso Brandacujun con chips di Speck. Al  profluvio che precede segue l’arrivo di due primi (€ 10), ovvero gli gnocchi con gamberetti rosa e carpaccio di tartufo nero e poi il risotto alle seppie e sapori della Valle Argentina. Come SECONDO PIATTO  (€ 11) invece occorre scegliere: tra il filetto di pesce in umido o ai ferri, oppure il fritto misto di pesce, oppure i Gamberoni di Sanremo all’Armoroicana: me ne hanno serviti cinque e la salsa era perfetta, badando non tanto alla presentazione quanto alla sostanza…  Il menu termina con “Dolce a scelta”, per il quale arriva al tavolo la carta dei dessert di cui sopra.

Infine, iIl MENU di PESCE a 45 euro è ancora  più semplice: 1) antipasto composto di tre portate – 2) Primo piatto composto di 2 portate – 3) Secondo piatto con portata unica – 4) Dolce scelto tra quelli proposti. Non ci sono altre specificazioni: il servizio si occuperà di specificare meglio in che consistono gli enunciati e sarà attento a vostri eventuali desideri diversi.

Infine Il MENU BAMBINI è composto da una pasta al pomodoro, oppure al pesto, Paillard o fritto di totani con patatine, gelato e costa 13 euro.

La carta vini, con un centinaio di etichette, mantiene lo smalto di sempre, a prezzi normali, con il primo vino a 11 euro e alcuni serviti anche a bicchiere a 3 euro. Inoltre una pagina intera è dedicata alle mezze bottiglie.

Il servizio è alla mano, attento,  senza inutili manierosità formali ma gentilissimo, attento ed efficace.

I prezzi, come vedete sopra, sono buoni, forse un po’ meno nei vini di alta gamma, ma non ho visto nessuno fare gli occhi grossi al momento del conto…

Luigino.filippi@alice.it –