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L’Italia vince la Coppa del Mondo per la “Tavola Fredda di cucina” alla Culinary World Cup 2018 in Lussemburgo

                     

La Culinary World Cup, una delle più importanti competizioni culinarie del mondo, si svolge ogni quattro anni in occasione di Expogast, Salone Internazionale Gastronomia.  Su 30 nazioni e più di 2000 chef, l’Italia  è sul podio per  la «Tavola Fredda»,  del team di chef capitanati da Gaetano Raguni.  Rocco Pozzuolo, presidente della Federcuochi, ha dichiarato: “Si tratta di un risultato cercato da anni che premia non solo il duro lavoro del nostro team ma anche la produzione agricola italiana, visto che i piatti sono preparati anche con i prodotti del nostro territorio. Quindi questa è una vittoria dell’Italia intera».

(Credito foto : cucina.corriere.it/notizie/18_novembre_28/italia-vince-coppa-mondo-cucina-749d91fa-f2fc-11e8-bf1c-39c2f2f9623f.shtml

 

 

 

 

Ancora sulla Guida Michelin 2019

michelin“Anche a voler essere cauti, non si può non rilevare come in Francia ci siano locali con una stella che sono poco più di bistrot o con cucine che i Nas farebbero chiudere subito se fossero in Italia. Come non si può non ricordare che in Giappone molte stelle sono assegnate a sushi-bar che non hanno nemmeno tavoli a sedere o servizio di sala. Tutto sarebbe anche giustificabile se la Michelin accettasse di valutare con onestà la situazione e assegnasse delle stelle anche alle pizzerie. Ma la pizza è bannata dalla Michelin perché se aprisse quel fronte (che in realtà a Hong Kong è stato infranto con la stella a una pizzeria italiana) il primato francese nel numero di locali stellato sarebbe spazzato via in poco tempo. Se già non è uno specchio della realtà il fatto che in Italia ci siano solo 10 locali con 3 stelle (dovrebbero essere almeno il doppio), diventa un’autentica distorsione la penalizzazione di tutti i locali che hanno un forno, e che magari alle pizze abbinano anche piatti di alta cucina. L’edizione 2019 poteva essere quella in cui la Michelin cercava di recuperare credibilità e fiducia. Ha invece scelto ancora una volta la strada della chiusura pregiudiziale e ora non le resta che proseguire su quella delle marchette, con le sue iniziative commerciali sul web dei locali che pagano per essere promossi. Alla faccia di una guida che pure potrebbe essere davvero il punto di riferimento più serio a livello internazionale” Lo ha scritto il direttore di Italia a Tavola, un sito al quale vi rimando per altri dettagli. Potrebbe anche essere l’occasione per scoprire un sito interessante se ancora non lo conoscete…

Violenza e maleducazione al ristorante !

Risultati immagini per attivisti vegani

Gruppo di attivisti vegani fa irruzione nel ristorante di carne: i clienti rispondono con risate e parolacce.  Ognnuna dlle parti ha ler sue ragioni ma, come dicono i Veneti: “Xè pezo el tacon del buzo”! La notizia è comparsa sul sito di cui al seguente link: https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/27/gruppo-di-attivisti-vegani-fa-irruzione-nel-ristorante-di-carne-i-clienti-rispondono-con-risate-e-parolacce/4795991/

Un fatto storico: basta DOP e IGP. L’Aicig diventa Origin Italia.

                       (Leo Bertozzi, Gianluca Ligasacchi, Massimo Vittori, Cesare Baldrighi e Domenico Raimondo)
Dietro a un titolo assai ostico si nasconde invece una concretezza importante. Nei prossimi anni vedremo l’applicazione pratica di questa piccola rivoluzione che toccherà produttori, distributori, consumatori… Maggiori dettagli (in buropolitichese strettissimo sul seguente sito (dal quale ho tratto anche la foto): http://www.cronachedigusto.it/component/content/article/26443-svolta-storica-per-i-consorzi-dop-e-igp-laicig-cambia-volto-e-diventa-origin-italia.html

La recensione: a Finale Ligure RISTORANTE AI TORCHI + Bistrot

16 02 2015 (40)                                             Finale Ligure Borgo  –  AI TORCHI

Via dell’Annunziata 12 – Località Finalborgo –  Tel. 019 690 531

www.ristoranteaitorchi.com

Finale Ligure è una perla rara: un tempo la movida era a FinalMarina, oggi quella più qualificata punta su Finalborgo. A dire il vero, solo leggere tutti i cartelli di complicanze e distinzioni per il parcheggio e le odiosità della ZTL, vien voglia di lasciar perdere. Ma tant’è,  smoccolate pure, ma val la pena di mantenere la pazienza e tentate: in bassa stagione si può fare: in un modo o nell’altro fermerete l’auto e dopo le 20 la sosta è gratuita e finiranno le vostre geremiadi.

Dopo un centinaio di metri nei gradevoli vicoli pieni di negozietti, eccovi a questo antico frantoio, ancora dotato di attrezzature d’epoca, con una bella collezione di giare da olio, ma il tutto inserito in un ambiente dal bianco solare ed essenziale, come d’uso oggi, con illuminazioni “sapienti” nei punti strategici, qualche bouquet di fiori, cabaret in argento, oggettistica “giusta” qua e là.. Le mise en place sono candide ed eleganti, le sistemazioni comode e ben distanziate tra un tavolo e l’altro (per inciso: in serate di “bassa”, non concentrano tutti in un unico settore della sala, lasciando deserti il restanti due spazi della stessa, come purtroppo avviene altrove dove razionalizzano le zone di pulizia post servizio).

Dopo un goccio di aperitivo offerto ed i pani e grissini caldi eccovi a scegliere tranquillamente sulla carta. Gli ANTIPASTI sono cinque (€ 22-28), tutti invitanti, ma certo le patate in due consistenze pesto di olive verdi con gamberi e pescatrice spadellati sono un bell’inizio per un pasto da gourmet, così come, per i clienti più “francesizzanti”, il fegato grasso in terrina con pan brioche.

Dei quattro PRIMI PIATTI (€ 15-18), due sono i loro classici: il risotto con gamberi locali e verdure di stagione, servito in cottura perfetta ed anche un piatto altro piatto che “sa nonna” e di stufe a legna: le lattughe ripiene in brodo alla Finalese, che credo si trovino soltanto in questo ristorante.

I SECONDI, di pesce sono cinque (€ 25-30) e tra questi è perfetto il carpaccio di crostacei soltanto intiepidito al punto giusto, nonché la semplice ma stupenda triglia (rara a trovarsi così fresca) con pomodoro olive e capperi, testimone della vera liguritudine della casa.

I DOLCI sono cinque (€ 13) tra i quali una ricercata Crema alla liquirizia con spuma di menta, oppure un cremino al Chinotto di Savona o, ancora, un rassicurante cubo di cioccolato servito con crema vaniglia.

Il MENU DEGUSTAZIONE comprende cinque portate suggerite dalla cucina per tutto il tavolo (ma sono elastici e ragionevoli e non si impunteranno se un commensale noiosino vorrà cambiare un piatto). Il suo costo, rispetto alla scelta alla carta, è di indubbia ed invitante convenienza: 40 euro.

La CARTA VINI offre tre pagine di bollicine italiane e francesi, nonché una ottantina di etichette di ottima selezione per ogni esigenza; i vini di primo prezzo sono a 20 euro, un Bollé Spumante veneto Cuvée Brut Andreola, oppure nei bianchi liguri un Pigato Maria Giovanna Grana o un Rossese di Dolceacqua Terre Bianche a 25 euro.

Da qualche anno, a lato del loro locale, hanno bissato aprendo un simpatico Bistrot che, servito dalla stessa cucina, offre un insieme più alla mano, ovviamente a prezzi inferiori.

Un ultima noticina: verso le 21 a volte passa il pescatore a consegnare il suo bendidio… Potete informarvi prima se è serata di suo passaggio e attendere eventualmente per ordinare il pescato dell’ultima ora… c